Continuano purtroppo le fiamme in Sardegna, dopo una breve tregua della giornata di ieri, lunedì 26 luglio, quando sembrava essere stato domato il grande incendio che ha devastato l’isola italiana tra le province di Oristano e Nuoro durante questo weekend.
Da una prima stima comunicata da Coldiretti a seguito di un monitoraggio per valutare i danni ambientali subiti dall’isola, serviranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi e la vegetazione che distrutti dalle fiamme in poco più di 60 ore.
Oltre 20mila ettari di terreno raso al suolo dagli incendi, ma ciò che spaventa è che il dato sia ancora provvisorio e, soprattutto, che le fiamme non siano ancora del tutto estinte.
Più di 1500 le persone costrette ad evacuare le proprie case, mentre non si può ancora calcolare l’ingente numero di animali rimasti senza vita nelle fiamme, come le terribili immagini in giro per il web testimoniano.
Non solo boschi, dunque, ma anche ingenti danni a case, aziende, campi; persino l’ulivo millenario Sa tanca manna, raro esempio di archeologia botanica e uno degli alberi più antichi della Sardegna, adesso non esiste più. Anche lecci, roverelle e sughere secolari sono andati in fumo in aree in cui sarà impossibile qualunque tipo di attività umana tradizionale, come per esempio la pastorizia, a causa della distruzione totale delle piante che sono alla base dell’alimentazione del bestiame.
Altri fuochi di minore intensità hanno colpito altre zone della Sardegna, in particolare nella provincia di Sassari, dove le fiamme hanno distrutto più di 150 ettari di campagna.
Il presidente della regione Christian Solinas ha dichiarato lo stato d’emergenza chiedendo al governo di stanziare risorse a supporto delle comunità colpite. Oltre 7500 persone e più di 20 mezzi aerei sono stati impegnati nelle operazioni, con il supporto anche di 4 aerei antincendio inviati dalla Comunità europea; tra questi anche due Canadair, velivoli in grado di trasportare più di 6000 litri di acqua, riempiendo il serbatoio in soli 12 secondi.
Foto: LaPresse
