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Iniziare a lavorare prima delle 10 fa male alla salute, lo dice la scienza

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Pubblicato il 07/05/2019
Di Team Digital
La sveglia presto fa male alla salute

Uno studio ha dimostrato che la sveglia presto in soggetti di una certa età potrebbe avere degli effetti negativi sulla salute, rovinando la quotidianità

E’ tutta questione di orologio biologico: iniziare a lavorare ad un certo orario, non sempre fa bene alla salute, o meglio non a tutte le età. Uno studio scientifico ha dimostrato quanto il legame tra età e orario della sveglia sia importante e quanto molto sia diversa per ciascuna persona. Si sono addirittura registrati diversi casi in cui l’alzataccia ha provocato delle gravi conseguenze alla salute.


La sveglia presto non fa bene… a tutti


Da tempo si dibatte su quale sia l’orario migliore per alzarsi e di conseguenza quello ideale per iniziare a lavorare, sopratutto dopo il ritorno dell’ora solare che ha causato la diminuzione di sonno per qualcuno, o per i più giovani a studiare. L’orario consueto, riconosciuto su larga scala, varia tra le otto e nove. Ma a quanto pare non è la forbice oraria più apprezzata, sopratutto tra i più giovani. Non si tratta di poltrire tra le lenzuola, è una questione di ciclo circadiano e abitudini del naturale ciclo del sonno. L’orario nella società attuale sarebbe imposto e non invece studiato su misura delle singole fasce di età.


L’alzataccia causa problemi alla salute: ecco quali


Leggendo lo studio di un team di ricerca guidato da scienziati dell’Università di Oxford, Regno Unito, si scoprono alcuni sintomi legati alla mancanza di sonno. I più giovani sarebbero più soggetti a soffrire alcuni sintomi: aumento del rischio di stress, obesità e calo delle difese immunitarie. Inoltre si catalizzano demotivazione e disturbi dell’attenzione, della memoria e dell’umore, con conseguenze negative sulla produttività.



Paul Kelley, un luminare della medicina del sonno ha sottolineato che gli orari attuali imposti dalla società attuale non combaciano con l’orologio biologico, di soggetti al di sotto dei 55 anni di età. Sarebbe proprio questa l’età di riferimento su cui basare le attività del sonno. Confrontando gli orologi biologici di un campione di persone tra i 24 e 35 anni e uno over 50 risulta una netta differenza. L’alzataccia per il campione più giovane farebbe perdere circa due ore di sonno (in altre parole: la sveglia alle 7:00 per un diciottenne equivale alle 4:30 per un cinquantenne). Insomma una netta differenza.


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